Ci siamo svegliati. Niente notti lontane, insieme come sempre.
Era una bella giornata, non da cielo terso, ma c'era il sole. Del resto, dopo quello che mi era successo al dito, ero sicura che l'Altissimo fosse in debito con me, quindi non poteva piovere.
Abbiamo fatto colazione, un bacio e poi ci siamo separati.
Lui, a casa dei suoi a prepararsi, io dalla parru, quella storica, insieme alla quale abbiamo creato qualcosa di speciale per me.
Poi a casa, a prepararmi.
Avevo deciso di truccarmi da me, anche con un dito rotto, perché sono brava e perché non volevo uno sconosciuto qualunque a cui non avrei saputo dire "Ehm, con tutto il rispetto, mi fa schifo." se non mi fosse piaciuto il suo lavoro. Ho visto troppe spose con trucchi talmente diversi dall loro solito da sembrare aliene, e strati di cerone sulla faccia. Ho conosciuto truccatori molto bravi, ma per farli scarpinare fino al Paesello mi sarebbero costati una fortuna. Per cui, mi sono allenata. Ci sono volute solo due o tre cosine:
Avendo un handicap sulla mobilità, ho deciso per un trucco collaudato, niente slanci creativi. Pochi gesti (un'ora di lavoro), ma sicuri.
In quei momenti, mi sono ritrovata per un paio d'ore sola con i fotografi a casa. Anche loro erano stati scelti a un altro matrimonio, perché sono bravi non solo a fare le foto, ma anche a mescolarsi tra la gente, a non essere invasivi e a essere dei grandi pirla. Sembra un dettaglio da poco, ma se resti a casa tua per ore con due semi-sconosciuti, nel giorno più ansiogeno della tua vita, chi hai attorno è importante. Io ho scelto Francesco Brunello e la sua ciurma, i migliori del mondo.
Poi sono arrivate MadreMordo e SorellaMordo per aiutarmi a vestirmi, e i parenti, e gli amici. Non ricordo il numero dei baci. Poi le damigelle, due bambine assoldate già in fasce e cresciute pronte per il ruolo.
E poi era tutto pronto.
La macchina è arrivata, e con mio padre e le due bamboline mi sono fatta portare all'inizio della via dove abitavo con i miei genitori, che termina con la chiesa. Ho voluto prendermi qualche momento per respirare, per vedere i luoghi dove sono cresciuta, dove io e il Cavaliere Impavido ci siamo scambiati mille baci. Sono passata sotto casa, il tutto senza schiantarmi sulla pavimentazione in profido (grandissima!), e siamo arrivati alla chiesa.
Al Paesello, se ti sposi di sabato, tutti quelli che sono in giro vanno a vedere "La Sposa", è l'evento dell'anno. Alcuni si fermano pure alla cerimonia. Sono gli amici dei tuoi genitori, i genitori delle tue amiche, le donne del paese. Li vedi da lontano, la loro tensione diventa la tua emozione.
Siamo arrivati sul piazzale, qualche saluto veloce, la musica che inizia, e si parte.
Tuo padre che piange come un vitello.
Il Parroco che fa ridere e commuovere tutti nello stesso momento.
Salire sull'altare per scambiarsi le promesse davanti a tutti.
Vedere dall'alto tutti quelli che piangono.
Infilare l'anello sulla mano sana per salvare le foto.
Stringere la mano a tutta la chiesa allo scambio della pace.
Lasciarsi cullare dalle note di pezzi sacri che ascolti da una vita, ma eseguiti da una voce d'angelo.
Non basterebbero tutte le parole di Dante per descrivere quel giorno, ma non gli affiderei il racconto. Resta intriso nella mia testa, mescolato alle mie emozioni. Mi provoca una sensazione di benessere ogni volta che ci penso. E per quanto voglia condividerla, è solo per me.
E poi... poi è iniziata la festa.
Tanti baci e abbracci di nuovo, scappare ogni tanto per fare delle foto, fare mille brindisi e ritrovarsi a barcollare, mangiare poco, mangiare dal piatto di un altro, sorridere, sorridere, sorridere, ridere delle foto che tutti fanno con il mignolo alzato per solidarietà, ballare, baciare tuo marito, ridere alla parola "marito". Dire Ti Voglio Bene alle persone che importano, lanciare il bouquet tre volte, rubare le fragole alla tua torta.
E poi tornare a casa su un pulmino insieme agli amici, ridendo e candtando come se foste andati alla gita migliore del mondo.
Il nostro giorno migliore.
E se volete sapere come continua, cliccate qui.
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