Lo confesso subito: è stato a maggio.
Non è un segreto, solo una storia di ordinaria pigrizia.
Prima non volevo tediarvi con i dettagli pre-evento, poi la data è arrivata in fretta, poi forse volevo godermi il momento, poi il viaggio di nozze, le ferie, ed ora eccoci qua. Chiamatemi Queen of procrastination, me lo merito.
Chiariamo subito una cosa: non c'è stata una proposta. Mai. C'è stata un'idea vaga, mai formulata in modo chiaro. Certo, ci sono 20 anni di vita insieme, che sono diventati un progetto, una casa nostra. Ma parole poche. Qualche conversazione che facesse intendere che prima o poi ci sarebbe piaciuto farlo, le solite dichiarazioni da uomo: "Fai tutto tu e dimmi quando mi devo presentare...", un paio di velate sollecitazioni da parte mia: "Se non mi sposi, non la vedi più." e poi un giorno il Cavaliere Impavido ha detto: "Potremmo andare a incontrare quel catering."
Boom!
Per me è stato come accendere la fiamma olimpica, il segnale che aspettavo. Dopo circa 3 mesi, il malcapitato mi ha detto: "Non ho capito come siamo passati da Incontriamo un catering ad avere una data."
E io l'ho guardato e gli ho risposto: "Ma tu lo sai che lavoro faccio? Sono una project manager, la mia missione è portare a casa l'obbiettivo."
È seguito uno sguardo abbastanza allarmato tra "Questa è pazza" e "Forse se le affidavo la costruzione della casa ce la facevamo in un anno, invece che in tre".
Detto questo, eravamo a novembre 2015.
Come si organizza un matrimonio in pochi mesi, senza drammi, senza ansie e senza patemi?
La mia ricettà è: avere le idee molto chiare, avere una enorme dose di culo, e accettare delle piccole variazioni al programma.
IDEE MOLTO CHIARE
Nel corso degli ultimi anni ho partecipato a una media di 3 matrimoni all'anno. Menzione speciale per l'anno della maratona (raccontata qui). Io sapevo che prima o poi mi sarei sposata, lo sapevo più o meno da quando a dieci anni ho visto il Cavaliere Impavido interagire con una mia cuginetta di due anni. Sono rimasta affascinata dalla tenerezza di cui era capace quel ragazzino che per me fino ad allora aveva significato giochi da maschiaccio e partite a Streetfighter. Credo, che in modo inconscio, ho deciso quel giorno che quello sarebbe stato il padre dei miei figli. C'è voluto qualche anno, ma avevo ragione.
Ad ogni modo, in questa cantica dantesca della vita che sono i matrimoni degli altri, ho maturato una serie di decisioni grandi e piccole su quello che volevo e su quello che non volevo. Nella mia mente sapevo già che avrei voluto, ad esempio, una grande festa, una cantante speciale per la cerimonia in chiesa, del vino al posto della classica bomboniera... dettagli grandi e piccoli avevano preso forma già da tempo.
UNA ENORME DOSE DI CULO
Il culo è avere un fidanzato che ti dà carta bianca.
Il culo è che le persone che avevi immaginato (cantanti, preti, fotografi) siano disponibili quando vuoi tu.
Il culo è abitare al Paesello dove, se va bene, c'è un matrimonio all'anno, per cui la chiesa non va prenotata.
Il culo è andare a visitare le location durante le vacanze di Natale, quando non hanno ancora il calendario dell'anno definito, e trovare una data di maggio libera senza difficoltà.
Il culo è che tuo suocero (chef) conosca uno dei migliori catering della zona, evitandoti tutta la selezione.
Ma la più grande botta di culo è che @lazitellaacida si sposi il tuo stesso anno, e per caso ti chieda di accompagnarla a una presentazione degli abiti di Jenny Packham, una marca che ti è sempre piaciuta.
Perché no? Ti dici. Sono andata consapevole che era quasi uno scherzo (era ottobre), ho visto 3 abiti che mi piacevano ed è finità lì, in tutti i sensi. L'assistente, profetica, mi disse:"Se uno di questi abiti è il tuo, ti resterà in mente" Anfatti. La sera stessa della prova già ero su internet a cercare il video della sfilata. Un abito, uno solo. E nessuna voglia di provarne altri. Non ho messo piede in nessun altro atelier. Al rientro dalle ferie di Natale, sono tornata nello showroom, ho riprovato l'abito che si era stampato nella mia mente e l'ho confermato. Fine.
Un altra dose di fortuna è essere a zonzo durante le vacanze di Natale, andare a vedere un enorme negozio di abiti da uomo, pensando agli abiti più improbabili che gli uomini si mettono addosso al proprio matrimonio e con la convinzione "che tanto qui non lo troveremo mai" e trovare uno smocking blu talmente classico da avere fatto il giro ed essere moderno, che sta talmente bene al Cavaliere Impavido da fare girare la gente nel negozio. Giuro che altri sposi per ben due volte hanno detto "Voglio quello che ha lui", salvo poi realizzare che l'effetto non era lo stesso. Il Cavaliere Impavido era bellissimo, ve lo giuro. Lo è sempre, ma quando l'ho visto vestito così, ho sentito Frank Sinatra cantare "Fly me to the moon..." una esperienza extrasensoriale che non mi è mai successa, nemmeno con il mio abito. A un certo punto ho sentito il Cavaliere che mi diceva "Ci sei?" perché stavo volando in un altro pianeta. Trovato, confermato, acquistato. Era pure l'abito meno costoso di tutto il negozio.
ACCETTARE L'IMPREVISTO
Se decidi che ci sono due o tre dettagli che preferisci non controllare fin da subito, devi essere propensa alla calma di natura.
Per esempio se non hai una idea chiara sui fiori, puoi accettare che ordini delle gerbere rosa per la chiesa, e te le consegnino arancioni.
Sapete quale colore non sopporto? L'arancione. Ho dato di matto? MACHISSENEFREGA. Sapete quale colore è stato benissimo con i colori della chiesa appena ridipinta? L'arancione.
Oppure vedi un paio di scarpe di Sergio Rossi su Yoox, decidi che vuoi aspettare che le scontino, e finiscano. Dopo due mesi ne trovi un paio simili alla metà del prezzo. Ci tengo a dire che per le mie scarpe ho speso meno della metà di quelle per il Cavaliere Impavido, che sia messo agli atti che ho sposato un metrosexual del cazzo.
A proposito di imprevisti di una certa portata, mentre quella che sembra una favola si svolgeva sotto i miei occhi, la iella era lì, in attesa. Io ero pronta mentalmente, perché ho visto di tutto: la madre di una mia amica è caduta dalle scale il giorno prima del suo matrimonio, aveva la faccia viola. Al matrimonio di una delle mie migliori amiche ha iniziato a priovere esattamente mentre lei usciva di casa e durante la cerimonia c'erano i fulmini. A quello di un'altra nevicava.
Insomma, a dieci giorni dal matrimonio mi sono rotta un dito. Il mignolo. Della mano sinistra.
Quando in ospedale ho detto che mi dovevo sposare, è partita una risata generale in tutto il reparto. Si è pure rotto in un modo di merda, tale per cui mi hanno messo una stecca e fasciato fino al polso.
Non vi dico la fiera delle ovvietà: "Beh, ma il giorno del matrimonio lo togli!" Eh certo, in fondo è solo un dito rotto, non vedo l'ora di inciampare sui tacchi un po' brilla, e di cadere sulla mano. "Puoi mettere un guanto." Ma la vedi la mano fasciata quanto è grossa??? Vabbè, vi dico solo che tra dare di matto e accettare quello che non puoi controllare, ho scelto la seconda. Mi sono fatta un bel pianto, e ho ordinato un bouquet grosso che facesse il suo dovere sulle foto. Ma questo ve lo racconto nel prossimo post.
Di tutto quello che succede prima, voglio ricordarmi e ricordarvi di focalizzarvi sulle cose belle.
Godetevi ogni momento dell'annuncio agli amici e ai parenti. Non delegate a Facebook, Whatsapp o qualsiasi mezzo impersonale la comunicazione alle persone a cui volete bene. È una notizia bellissima, la gente sarà felice per voi. Ci saranno abbracci, baci e lacrime di gioia. Non capita spesso nella vita. Prendete tutto il bene che la gente vi regalerà.
Anche perché da lì in poi è tutto un susseguirsi di domande a ripetizione di banalità crescente. La peggiore secondo me è "E' tutto pronto?" Ma non so, fai tu, manca un mese.
Da sapere: vi dimenticherete di dirlo a qualcuno. Magari a qualcuno a cui volete bene, ma non necessariamente invitato. Un'ex collega, un amico lontanto. Chiedo scusa a tutti.
Se volete sapere come è andata, leggete qui. Chi non arriva alla fine della storia si perde il meglio!
ps.: questo post è dedicato in modo speciale a @elenacividino, che è stata l'ultima in ordine di tempo a mandarmi gentilmente affanculo, perché dopo avervi raccontato la qualunque, non vi ho raccontato il mio giorno più importante. Elena, tu sei stata la molla finale, questo racconto è stato scritto grazie a te.
...sono quasi commossa da quanto sono onorata..
RispondiEliminaCongratulazioni di vero cuore!!!
Ora finisco di leggermi tutto il resto.
Mille cuori per te!