A scuola sono sempre stata piuttosto brava. Da braverrima a bravina, in una parabola discendente. Anzi, una linea retta da funzione a proporzionalità inversa non molto inclinata.
A tre anni sapevo leggere. Mia madre si è convinta che fossi un genio e ha cercato di mandarmi a scuola un anno prima. Per fortuna dalle mie parti la "primina" non esiste, quindi sono andata alle elementari a 6 anni come tutti. Per fortuna, perché quelli dell' 81 al Paesello sono una palla, mentre il 1982 ROCKS!
Comunque, la leggenda metropolitana che io fossi molto intelligente è nata qui.
Alle elementari ero la più brava della classe. Non avevo mai i compiti a casa da fare, perché li facevo sempre durante le ore di lezione. Mia madre credeva che fosse così per tutti. In particolare anche per quella lazzarona di mia sorella che mi ha seguito tre anni dopo. Madre Mordo si deve ancora riprendere dal trauma di dover rinunciare ai suoi pomeriggi di cazzeggio per aiutare mia sorella a colorare.
Io invece, ero brava.
Fino in terza elementare, quando sono arrivate le divisioni a due cifre. Divisioni a due cifre IS MALE. Divisioni a due cifre is KRIPTONITE. Lì ho dato un senso alla parola "malditesta". Ricordo che il sabato mattina avevo due ore di matematica e tornavo a casa regolarmente piangendo per la frustrazione. Non me ne veniva una che fosse una. Confesso che ho difficoltà ancora oggi. Ma da qui nasce la seconda leggenda metropolitana, cioé che io odi la matematica. Che non è vero. Io odio il fatto che non mi viene. La matematica è stupida: il 99% delle volte c'è un unico procedimento per arrivare al risultato. E' tutto un causa-effetto, non puoi sbagliare. E nonostante questo NON MI VIENE, CAZZO. Non apriamo il capitolo espressioni, ti distrai un attimo, un più al posto di un meno e tààààc, va tutto a puttane.
In qualche modo sono uscita dal tunnel e sono arrivata alle scuole medie. Qui, mi sono posizionata comodamente tra i primi tre della clasee, un trio composto da me, un mio ex compagno delle elementari (ma dove sei stato finora? Scherzo, era già bravo allora) e una ragazzina che era bravissima in tutto. Quasi tutto. Era una schiappa a ginnastica e aveva seri problemi di socializzazione. Non credo, in tre anni di scuola, che abbia pronunciato una parola al di fuori delle interrogazioni, e con una voce talmente flebile che le professoresse dovevano fare il cucchiaio con la mano per amplificare le onde sonore. Era timiderrima, non aveva amici e non interagiva. Ah, aveva anche un'acne che te la raccomando. Quindi, anche se non ero la più brava, ero decisamente la preferita dei professori. Non perché fossi particolarmente simpatica, ma perché sapevo tenere a bada i cosiddetti "disperati". Ho passato 3 anni seduta a fianco dei peggio elementi della classe, senza che il mio rendimento ne influisse (e neanche il loro però, aggiungerei), sempre in prima fila e senza scompormi quando combinavano qualcosa. Un paio li ho anche amabilmente menati. Ovviamente oggi le uniche persone che frequento di quel periodo sono proprio loro.
Insomma, anche alle medie me la sono cavata egregiamente. Posso tranquillamente affermare che non ho studiato un solo giorno della mia vita. Certo, anche qui ho scoperto un paio di materie ostiche: educazione artistica, materia in cui un anno ho preso solo C-- (C = sufficiente) imbrattando risme di A4 con le tempere, e disegno tecnico. Qui ho capito, senza che fosse una leggenda, ma la pura verità, di non avere alcun talento artistico-grafico. A dire la verità anche i lavoretti storti dell'asilo e delle elementari qualche segnale me l'avevano lanciato. Unica eccezione: un giorno in terza media ci invitano a fare un ritratto del compagno di banco. Con il solo aiuto di un carboncino e davanti a testimoni l'ho ritratto UGUALE. Non simile, uguale. Ancora mi interrogo su come sia possibile. Anche il Cern s'interroga da anni senza risultati.
Siccome le leggende metropolitane sopravvivono, genio in materie umanistiche + odia la matematica = alle superiori mi consigliano il liceo classico. Oggi lo posso dire serenamente, il liceo classico non è per tutti. Quello della mia provincia è anche famoso per essere pittosto duro. Se fossi una mia professoressa di allora, non me lo sarei mai consigliato. La prima botta l'ho presa dopo il primo tema. COME??? Come è possibile che io abbia preso solo 6? E' impossibile, io sono bravissima, scrivo cose che neanche la Fallaci. Siamo sicuri? Sì, anche al secondo tema ho preso 6. E poi cosa sarebbe questo "studiare"? Cosa significa? Perché dovrei passare i miei pomeriggi a studiare invece che a farmi beatamente i cazzi miei come ho fatto finora? Che trauma! Per fortuna nessuno mi ha detto che entro il primo quadrimestre del primo anno avrei potuto cambiare scuola senza perdere l'anno, altrimeni sarei scappata sgommando.
Avevo 28 ore settimanali (perché si presupponeva che tutte le altre le passassi a casa a studiare), di cui 18 con lo stesso professore, che ci insegnava italiano, greco, latino, storia e geografia. Lo frequentavo più dei miei genitori. L'amabile stronzo aveva l'abitudine di fare una simpatica gag prima di riconsegnarci i compiti in classe: faceva delle statistiche che ci raccontava mentre noi friggevamo sulle sedie agognando i fogli con i voti. Di solito funzionava così: disegnava sulla lavagna una piramide con una base molto larga, poi tirava una riga molto vicino alla cima. Quelli erano "i soliti 3" che avevano preso un voto dall'8 al 9: uno era un genio, uno vero, uno che oltre a intelligentissimo era anche spiritoso, simpatico e divertente che ammiro tutt'oggi, e due sgobbone, che non avevano una vita perché la passavano sui libri. Moriranno vergini e racchie, ma si sono laureate alla Normale di Pisa.
Poi il professore tirava una riga verso la base: lì c'era il 95% della classe, il cui voto (non importa la materia) andava da 5 e 1/2 in giù. Qui iniziavano i cori di smadonnamenti. Infine, il prof disegnava un puntino in mezzo alla piramide. Quella ero io. Io ero la stronza che in un modo o nell'altro prendeva sempre 6, la dimostrazione che anche le persone normali ce la potevano fare, che quella versione non era così tanto bastarda. "Oggi Mordo è la mia certezza", diceva il prof. Sentivo ondate di odio montare verso di me, ma ero troppo impegnata a pensare al mio ragazzo per occuparmene.
Insomma, sopravvivo alla IV ginnasio. La V si vive di rendita, se hai studiato l'anno prima. SE. Vi dico solo che i miei voti in greco per un quadrimestre furono: 5-8-5-8. Io oggi non so se questo greco l'ho mai capito.
Si passa poi al triennio del liceo, dove imparo un'altra cosa scioccante: si devono prendere appunti. Mi chiedevo perché mai quasi tutti scrivessero furiosamente ogni parola che usciva dalla bocca dei professori. Poi ho capito: perché i libri dicono il 10% di quello che poi i professori vogliono che tu sappia. Per fortuna l'ho capito prima della fine del primo anno, in modo da superarlo senza debiti. Ma che fatica, però. Soprattutto quella materia che sembra scritta in un'altra lingua: filosofia. Voglio riassumere così il mio rapporto con la filosofia: è stato come cercare di scolpire un blocco di granito (il mio cervello) con uno spazzolino da denti. Niente da fare, non ci entrava. Il lato ironico del liceo classico? I voti più alti li avevo in matematica. Con un programma sperimentale preso da un liceo scientifico, mica cazzi, siòre e siòri. Tant'è vero che la tesina della maturità l'ho fatta di scienze-fisica-matematica. Al liceo classico. Ma ormai era tardi per riflettere sulle scelte fatte a 14 anni.
Dopo essere stata centrifugata e strizzata dal liceo, dopo che tutte le mie certezze erano state demolite, non sapevo cosa fare. In compenso sapevo benissimo cosa NON volevo fare (l'avvocato, il medico, l'infermiere, il veterinario, lo psicologo, il professore di lettere, storia o altra materia da laurea in precariato, una scuola d'arte). Forse volevo lavorare nella pubblicità. Forse. Per fortuna si sono inventati il corso di Scienze della Comunicazione, giusto in tempo per farmi iscrivere. Altrimenti detta, a ragione, laurea in Fuffa. Tre anni volati senza che me ne accorgessi, laureata tra i primi del mio corso in tre anni secchi, con il massimo dei voti. Niente applausi, uscire con meno di 100 dalla mia laurea era un insulto all'homo sapiens (anche se qualcuno c'è riuscito). Qui mi sono fermata. Altri due anni di fuffa erano un oltraggio alle lauree serie e ai miei genitori che pagavano. Quindi ho tentato di entrare nel magico mondo del lavoro, con il pensiero di iscrivermi a un biennio di specializzazione serio se non mi fosse andata bene. Ma mi è andata bene.
Quando lavoravo da qualche anno, ho sentito l'esigenza (diciamo l'esigenza fisica, prima di mettere le mai al collo del mio capo numero tre) di cambiare lavoro e mi sono accorta che la mia laurea era meno ricercata dell'erba gramigna, quindi mi sono fatta qualche domanda. Il lavoro l'ho trovato lo stesso, ma ormai il mio bisogno di avere una laurea seria e di completare i miei studi era partito, quindi mi sono iscritta a economia e marketing, le uniche materie che mi avessero appassionato davvero al triennio. Anche se forse non è mai uscito l'argomento, negli ultimi 4 anni ho dato esami da studentessa-lavoratrice. Ci ho messo il doppio del tempo previsto, ma ho appena finito gli esami. Mi manca solo una tesi di cui per ora ho scritto solo il sommario, ma il grosso della fatica è passato. Magari un giorno ci dedico un post.
Tutto questo panegirico per dire cosa? Ah sì, che non ho mai preso una ripetizione in vita mia. Semmai le ho date, e mi ci sono pagata le vacanze per anni.
Fino all'ultimo esame della laurea specialistica.
Ci credete che ho dovuto prendere ripetizioni, all'età di 30 anni, e per superare un'esame di cosa? Informatica. Se non facesse ridere, piangerei. Non per orgoglio, ma perché all'università italiana non basta che tu lavori, che usi quotidianamente excel in modo avanzato, che tu sappia ordinare a excel di farti il caffè. No, non basta. Devi anche imparare a programmare excel. Cioé devi imparare il linguaggio VBA con cui istruire excel, a fare cosa? A dire a excel come fare una somma. Ma diobonino, ci sono dei pulsanti per farlo!!! Beh no, non è la stessa cosa. Ma vaffanculo! Questa è una conversazione puramente immaginaria perché non esiste un interlocutore con cui farla. Quindi immaginate di imparare un linguaggio di programmazione (diciamo, tipo DOS, e chi non sa cos'è il DOS deve lasciare questo blog ORA perché è troppo giovane) senza andare mai a lezione. Impossibile. Per due volte ho preso in mano l'esame e non mi sono presentata all'appello. Alla terza ho trovato il coraggio e mi hanno bocciato. Ok, mi sono detta, che vogliamo fare? Rimandare la laurea per un esame? Giammai! Quindi ho preso una serie infinita di lezioni il sabato mattina e la sera in settimana, via Skype, con il provvido Luca, che in pigiama, a casa della fidanzata mi ha insegnato a usare VBA. Ed è sopravvissuto dopo avermi visto il sabato mattina appena sveglia. Questo lo rende il mio eroe.
E mi sono accorta che le percezioni cambiano. Prendere ripetizioni alle elementari era qualcosa per cui potevi
essere preso in giro fino alla morte. Alle elementari non ti bocciano
nemmeno se lo chiedono i tuoi genitori. Alle medie solo per motivi
disciplinari, tipo che ritengono che farti passare a una scuola
superiore dove non sei ben seguito, può essere pericoloso fisicamente
per te e per chi ti circonderebbe. Al liceo invece ti segavano con la
falce, infatti in IV ginnasio al mio liceo ci sono quattro sezioni e in V
diventano magicamente 3, da sempre. Uno su quattro non ce la fa.
Al
Paesello essere bocciati era un'onta che non si lavava facilmente. I
genitori quasi si vergognano di te, per di più l'uscita dei tabelloni coincide con la Festa del Paesello, quindi sono obbligati a mostrarsi in pubblico in quel periodo. Quando
successe a una mia amica, ricordo che mi chiesi come faceva a ridere
ancora mentre questa immane tragedia le si era abbattuta sulla testa.
Poi passi all'università e non importa se ci impieghi 12
anni, quella è un'altra cosa. Un altro mondo. Se copi un compito alle medie, i tuoi genitori vengono convocati dal Preside. Se compri una tesi già fatta all'università, sei un ganzo finchè non ti sgamano. Il mio capo stesso me l'ha suggerito. Per dire.
Quindi, a tutti gli studenti di ogni età:
- cercate di dimostrarvi intelligenti da piccoli, se convincete la mamma il resto sarà una passeggiata
- non importa quanto rompano i vostri genitori alle scuole superiori, cercate di finirle e basta, che se avete guadagnato abbastanza impartendo ripetizioni, la tesi ve la potete comprare
- cercate di non spendere i soldi che guadagnate lavorando in ripetizioni, sennò il giro non finisce mai
- se non sapete cos'è il DOS non siete autorizzati a stare qui
Come ti capisco, non riusciro' mai a capire quella cosa dell'esame di informatica. Complimenti per la specialistica!
RispondiEliminaAdesso si boccia anche alla primaria, domineddio, con grande piacere mio e delle colleghe, allelujagioiamo. Comunque sempre troppo poco.
RispondiEliminaGià il fatto di dire "primaria" mi crea disagio da paleolitico.
EliminaAnche io a cinque anni divoravo libri, a sei scrivevo storie (non per caso oggi mi mantengo scrivendo) e a scuola ero la classica secchiona...ma in MATEMATICA facevo davvero, davvero schifo e tutt'ora mi risulta difficile. Peró se fai un lavoro come il mio non la usi praticamente mai...per fortuna.
RispondiEliminaEh, aspetta di andare dal commercialista... TROVANE UNO BRAVO! :-)
EliminaGrande... io adesso lavoro in un covo di NERD informatici... quindi campo tranquillamente sulle loro spalle.
RispondiEliminaAll'Università ho scelto un corso " il lavoro lo trovi col cazzo" cioè storia medievale: ultimo esame: ECONOMIA ( perché quella vacca della Gelmini lo aveva inserito anche nel nostro piano di studi) io ho lasciato ( con gioia reciproca) tutto ciò che è meramente scientifico alle superiori. Immaginate il mio esame che la Prof, giusto per venire incontro a noi poveri umanisti, sceglie come testo un libro di fisica quantistica! T.T ho provato giuro a studiarlo... macché con l'esperimento del gatto nella scatola mi sono superata commentando " MA POVERO GATTO"... alla fine mossa a pietà e per non abbassarmi la media mi ha REGALATO un bel 27, che ho firmato col sangue...
Una cattiveria non richiesta su Scienze della Comunicazione: noi la chiamiamo scienza delle merendine. Disse quella che fa la segretaria perché Storia medievale se la dà sui denti.
Aspettavo un tuo post con ansia
V.
la parte dell'intelligenza conclamata alle elementari potrei averla scritta io. Il mio duro colpo l'ho provato però al primo anno di unviersità, in cui sono andata malissimo, perchè il mio metodo di studio non funzionava più. Il mio metodo fino ad allora era leggere le cose un paio di volte sdraiata sul divano.
RispondiEliminaIo ho avuto una parabola ascendente culminata al liceo e poi un lento ed inesorabile declino. Alle elementari ero brava ma non eccelsa, e la mia bravura era offuscata da quella di mia sorella maggiore che era già al liceo ed era molto brava. Alle medie ero bravissima, in eterna concorrenza con quella che era allora la mia migliore amica: eravamo sul filo del rasoio in tutte le materie, era un singolar tenzone a colpi di 'ottimo'; però lei era pure magrissima, figa e super fashion (non aveva un capo che non fosse firmato Onyx e aveva ogni modello di Fornarina allora prodotto) mentre io usavo ancora la tuta per cui moralmente vinceva lei. Al liceo ero il top della classe, durante i compiti in classe finivo le versioni di greco e latino alla prima ora, copiandole in bella, e poi passavo la brutta al resto della classe. Per un anno ho avuto una prof psicopatica (e non per scherzo) che non sapeva una cippa di greco e quando correggevamo i compiti a casa chiedeva a me conferme. Ero poi la terza in matematica dopo uno che è andato a studiare proprio matematica (e poi è entrato in seminario!!) e dopo un ragazzo russo che, si sa, loro sono dei geni in matematica. Alla fine del liceo sono uscita con 100, un 10 parecchi 9 ed il resto 8. E poi iniziò l'università ed il mio sfracello. Indecisa tra lettere antiche ed ingegneria civile, ho optato per la prima. Ero sempre una scheggia a tradurre, ma proprio non capivo il bisogno di filosofeggiare sull'etimologia di una parola: in breve dopo un anno e molti esami passati con successo ho mollato e mi sono iscritta ad ingegneria edile. Maledetta quella volta. Ci ho messo sei anni abbondanti a finire la triennale, anni in cui ho sputato lacrime e sangue e qualche pezzo di organo vitale. I miei capelli sono diventati crespi, la mia pelle grigia e piena di rughe e il mio culo a forma di sedia. Non paga (o meglio, poiché una triennale di ingegneria vale quanto un diploma da geometra, sicché...)adesso sto finendo con la magistrale: durata prevista= 2 anni; durata stimata= 4!. Probabilmente andrò a lezione con i miei nipoti. Adesso sto rimpiangendo di non essere andata a lavorare dopo i 18 anni: avrei potuto fare l'estetista e sarei vissuta felicemente senza tutti i problemi psico-fisici conseguenti. La favola insegna che (o com'era nelle fiabe di Esopo, "o muthos deloi oti") spesso se sei un genio nella prima parte della tua vita, ti aspetta un tracollo nel futuro, quindi vivi mediocremente i primi anni che poi il karma ti premia!!
RispondiEliminaMa quanto è vero!! L'ultima frase te la copio e con essa istruirò figli e nipoti!!
EliminaLa tua storia di studentessa delle elementari-medie-liceo (classico, of course) è drammaticamente simile alla mia. Poi io ho vauto la malaugurata idea di iscrivermi direttamente ad Economia.
RispondiEliminaLì ho scoperto che le divisioni a due cifre erano solo i messaggeri del vero MALE che risponde al nome&cognome di Calcolo Integrale.
Grande stima per la laurea da lavoratrice... BRAVERRIMA Oggi Mordo!
Un abbraccio.
Posso solo dire che nel mio caso, il prendere ripetizioni a (quasi) trentanni via skype, mi fa sentire di un altro pianeta!
RispondiEliminaAltrochè gap generazionale!
Da studentessa/lavoratrice ti faccio davvero un sacco di complimenti per la tua seconda laurea! :D
Mi hai fatto morire, in particolare con la storia delle divisioni a due cifre... erano anche il mio trauma, mi ci sono arenata sopra e da allora la mia storia con la matematica è stata tutta in salita!
RispondiEliminaDavvero un bel racconto. La mia storia è un po' l'inverso della tua: la mia funzione di crescita è stata una retta debolmente crescente fino all'università, dove si è impennata come una esponenziale quando ho scoperto che "la matematica era il mio mestiere"....per fortuna ho sempre potuto seguire le mie passioni e inclinazioni, in 5 anni secchi mi sono laureata e ora sono una dottoranda. Probabilmente la scelta di proseguire verso una carriera universitaria piuttosto che verso il lavoro la rimpiangerò a breve, ma per ora va bene così!
RispondiEliminaChe bello avere la terza media...
RispondiEliminaAbbiamo avuto un percorso simile. Perfetta finzione di intelligente. Voti alti in tutte le materie sia alle elementari che alle medie. Può far tutto. Liceo Scientifico e quindi: la morte nera. Brava brava nelle materie umanistiche sputavo il sangue nelle scientifiche. Prima laurea: DAMS. Evviva. Massimo dei voti e bla bla. Cosa faccio? Non mi dà lavoro. Seconda laurea: Scienze Umanistiche per la Comunicazione. Cosa faccio? Dal 2009 me lo chiedo passando da un lavoro inutile ad un altro. Però ho studiato cose belle ahaha, almeno!
RispondiEliminaSto per finire la specialistica e leggere queste cose un po' mi demoralizza. Spero sempre di trovare qualcosa che mi piaccia, ma temo che finirò a fare la cassiera al supermercato, anzi neanche perchè se hai la laurea non ti prendono!
RispondiEliminabeata te che almeno fino alle superiori non hai avuto bisogno di studiare... io ci ho provato fino all'università e non ci sono mai riuscita.. forse il mio problema era il metodo.. sta di fatto che la specialistica manco a parlarne, voglia zero!! le ripetizioni comunque ti salvano in situazioni di magrezza, mi hanno fatto da cuscinetto per interi anni accademici, quando mancava il soldo... vedi con le lingue non ho mai trovato problemi, ma le altre materie.....
RispondiEliminabrava oggimordo! sembra un post leggero eppure mi ha fatto molto riflettere, me lo conservo per quando mi verrano le crisi isteriche da madre prestazionale.
RispondiEliminaho sempre sentito dire che il liceo classico apre la mente e che predispone alla logica. In verità l'ho sempre sentito dire da chi il liceo classico l'ha fatto, non da altri. Ora tu dici che dopo il liceo classico ti impantani con l'informatica e il vba. C'è qualcosa che non mi torna... :)
RispondiEliminaTi confermo che apre la mente, su questo posso giurareh!
RispondiEliminaNel mio caso l'ha aperta, svuotata da tutte le convinzioni, centrifugata e lasciata lì, vuota come il deserto del Nevada con i covoni di polvere che passano. Se fai silenzio senti il vento...shhhh...shhh
a ecco, era questa seconda parte che mi mancava :D
Eliminaonore stelliniano!:)
RispondiEliminaMi spaventa il fatto che a parte le "doti artistiche inesistenti" (no, non che in me sia appurata la presenza, ma mi conviene sperarlo visto che grazie a quelle vorrei lavorare e farci i soldi...) avrei potuto scriverlo io!
RispondiEliminaE se tra due anni mi andasse male, vado a studiare marketing e economia.. (nopercaritànooo!)
Beh a parte il fatto che a me piacevano moltissimo le aterie artistiche e infatti avrei dovuto iscrivermi al liceo artistico o all'istituto d'arte e sono approdata magicamente al classico...posso confermare che: 1)t'insegna un metodo di studio, io studiavo ma non morivo sui libri di solito ai professori sembravo molto più preparata e colta di quello che non fossi realmente probabilmente grazie a interventi in qua e in là, silenzi strategici e espressioni loquaci.
RispondiElimina2) alle elementari avevo anch'io un po' la fama di bimba perfetta che poi alle medie ho distrutto un po' perchè non m'integravo e un po' perchè effettivamente le cose non mi rimanevano in testa..3) ritrnando un momento al classico: è vero! ti apre la mente ma il guaio è che te la svuota pure...te la svuota di ogni convinzione.Almeno prima, io sapevo che mi piaceva disegnare...dopo è stato l'inferno...mi piaceva tutto, tutto e niente. Filosofia, scienze...ma come materie e basta, non ho mai pensato ad applicare quel che sapevo a qualcosa da fare. Il mio compito erano le interrogazioni, mostrare quanto sapessi e fine! E mi piaceva! L'università è stato un grande mistero. Non ho studiato molto e sono stata la prima a laurearmi anche se credo non mi piacesse veramente...infatti sono ancora qui che mi chiedo veramente cosa fare...e tutta colpa del classico forse. O forse no?