Qualche giorno fa ho partecipato a un convegno in centro (a Milano). Significa che ho potuto uscire dal Bronx dove lavoro e accedere per qualche ora al mondo civile, dove c'è gente, ci sono luci, ci sono... negozi.
Finito il convegno, ero in zona via Dante, decido di fare una capatina da Sephora per comprare uno shampo, del cui prezzo non mi ero stranamente informata sul sito. Sono decisa, entro, punto la meta, sbatto le ciglia decido che no! 25€ anche no. Lo shampo è questo, e per la cronaca è molto buono. Ancora più buono è il balsamo. Io ho un capello liscio naturale, non spaghetto, ma tendenzialmente refrattario a qualsiasi piega mossa; non lo piastro, ma lo tingo. E ho i capelli mediamente lucidi. E li curo. E voglio loro davvero bene.
Ma venticinque (venticinque!) euro anche no.
Come so che lo shampo è buono? Avevo un campione gratuito.
Quindi esco con la coda tra le gambe, perché sapevo che non c'erano altre marche interessanti per i capelli, sforzandomi con tutta me stessa per stare lontana dagli espositori di make up, che non è aria... e sento il profumo.
Di cosa? Se alla parola profumo+per strada non vi è venuto in mente niente, non siete passate da qui.
Acide si nasce, e io, modestamente, lo nacqui.
Ma anche un paio di calci nel culo presi nella vita aiutano sempre a migliorare.
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mercoledì 28 novembre 2012
giovedì 22 novembre 2012
Conosci te stesso
La tua azienda organizza un cocktail nel nuovo negozio che avete aperto nel quadvilatevo della moda. Sei l'ultima arrivata, durerà poco, che fai? Ti organizzi e ci vai.
Ti svegli la mattina alle 6, felice di poter dormire ancora venti minuti. Chiudi gli occhi. Li riapri e il tuo istinto sta già facendo suonare l'allarme stile Lost 3^ stagione. BAM!BAM!BAM! E infatti. Il cellulare è morto e con lui la sveglia. Sono le 6.55, SOLO 35 minuti più tardi del previsto. NUOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
Ti svegli la mattina alle 6, felice di poter dormire ancora venti minuti. Chiudi gli occhi. Li riapri e il tuo istinto sta già facendo suonare l'allarme stile Lost 3^ stagione. BAM!BAM!BAM! E infatti. Il cellulare è morto e con lui la sveglia. Sono le 6.55, SOLO 35 minuti più tardi del previsto. NUOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
giovedì 8 novembre 2012
Fenomenologia della realtà applicata a 007
Se tra trent’anni facessero una retrospettiva sui film di
James Bond, usando il film come specchio della realtà, il mondo dipinto nel
2012 sarebbe: povero, puritano, maschilista, con i soliti pregiudizi, ma
elegante. Ah sì, signora mia.
Povero
In tempi di crisi, si sa, si stringe la cinghia. E quindi le
location sono quelle che sono: una Istanbul ripresa dall’alto, una Macao girata
in piscina e Londra. Poi Londra sotterranea e Londra sui tetti. L'ho detto Londra?
Tagli anche agli stuntman: una sola scena di inseguimento,
sapientemente piazzata all’inizio, perché si sa che l’attenzione di un uomo
dura quei dieci minuti al massimo.
- Off topic:
questa è la fase del film dove si sente fortemente la differenza tra uomini e
donne: le donne guardano i colori del suk, l’architettura, e, se sono attente, notano
il Chroma-Key. Gli uomini guardano la scena con le mani strette come se
impugnassero le manopole della moto e credendo fortemente che si possa fare moto-cross
sui tetti di un suk. Sissì. –
Tagli ai gadget (non ce se sono) e alle auto: l'unica notevole è una Aston Martin d'epoca che viene debitamente sforacchiata ed esplosa. Per il resto c'è solo la metropolitana. Son tempi duri.
Maschilista e Puritano
Esigo che nessuna attrice del film si fregi del titolo di
Bond Girl, perché le due strappagnone di turno hanno un ruolo meno che
marginale. Una gli spara, garantendosi una fulminea carriera al MI6 e
diventando segretaria a vita, e l’altra gli parla per un quarto d’ora con le
sue labbra color Berry (che poi è Burgundy, che poi è Bordeaux, citando me stessa medesima) inguainata in
un abito che riassumerei a “Minnie”, figa in un modo assurdo.
lunedì 5 novembre 2012
Confesso che ho pagato
A scuola sono sempre stata piuttosto brava. Da braverrima a bravina, in una parabola discendente. Anzi, una linea retta da funzione a proporzionalità inversa non molto inclinata.
A tre anni sapevo leggere. Mia madre si è convinta che fossi un genio e ha cercato di mandarmi a scuola un anno prima. Per fortuna dalle mie parti la "primina" non esiste, quindi sono andata alle elementari a 6 anni come tutti. Per fortuna, perché quelli dell' 81 al Paesello sono una palla, mentre il 1982 ROCKS!
Comunque, la leggenda metropolitana che io fossi molto intelligente è nata qui.
Alle elementari ero la più brava della classe. Non avevo mai i compiti a casa da fare, perché li facevo sempre durante le ore di lezione. Mia madre credeva che fosse così per tutti. In particolare anche per quella lazzarona di mia sorella che mi ha seguito tre anni dopo. Madre Mordo si deve ancora riprendere dal trauma di dover rinunciare ai suoi pomeriggi di cazzeggio per aiutare mia sorella a colorare.
Io invece, ero brava.
Fino in terza elementare, quando sono arrivate le divisioni a due cifre. Divisioni a due cifre IS MALE. Divisioni a due cifre is KRIPTONITE. Lì ho dato un senso alla parola "malditesta". Ricordo che il sabato mattina avevo due ore di matematica e tornavo a casa regolarmente piangendo per la frustrazione. Non me ne veniva una che fosse una. Confesso che ho difficoltà ancora oggi. Ma da qui nasce la seconda leggenda metropolitana, cioé che io odi la matematica. Che non è vero. Io odio il fatto che non mi viene. La matematica è stupida: il 99% delle volte c'è un unico procedimento per arrivare al risultato. E' tutto un causa-effetto, non puoi sbagliare. E nonostante questo NON MI VIENE, CAZZO. Non apriamo il capitolo espressioni, ti distrai un attimo, un più al posto di un meno e tààààc, va tutto a puttane.
A tre anni sapevo leggere. Mia madre si è convinta che fossi un genio e ha cercato di mandarmi a scuola un anno prima. Per fortuna dalle mie parti la "primina" non esiste, quindi sono andata alle elementari a 6 anni come tutti. Per fortuna, perché quelli dell' 81 al Paesello sono una palla, mentre il 1982 ROCKS!
Comunque, la leggenda metropolitana che io fossi molto intelligente è nata qui.
Alle elementari ero la più brava della classe. Non avevo mai i compiti a casa da fare, perché li facevo sempre durante le ore di lezione. Mia madre credeva che fosse così per tutti. In particolare anche per quella lazzarona di mia sorella che mi ha seguito tre anni dopo. Madre Mordo si deve ancora riprendere dal trauma di dover rinunciare ai suoi pomeriggi di cazzeggio per aiutare mia sorella a colorare.
Io invece, ero brava.
Fino in terza elementare, quando sono arrivate le divisioni a due cifre. Divisioni a due cifre IS MALE. Divisioni a due cifre is KRIPTONITE. Lì ho dato un senso alla parola "malditesta". Ricordo che il sabato mattina avevo due ore di matematica e tornavo a casa regolarmente piangendo per la frustrazione. Non me ne veniva una che fosse una. Confesso che ho difficoltà ancora oggi. Ma da qui nasce la seconda leggenda metropolitana, cioé che io odi la matematica. Che non è vero. Io odio il fatto che non mi viene. La matematica è stupida: il 99% delle volte c'è un unico procedimento per arrivare al risultato. E' tutto un causa-effetto, non puoi sbagliare. E nonostante questo NON MI VIENE, CAZZO. Non apriamo il capitolo espressioni, ti distrai un attimo, un più al posto di un meno e tààààc, va tutto a puttane.
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