Cerca nel blog

Post in evidenza

venerdì 1 giugno 2012

Gli intoccabili


A Milano non succede.

Milano non sarà mai travolta da una colata di fango, non ci sono montagne, ma la speculazione edilizia sì.
Milano non sarà mai allagata, non c’è il Po/il mare, anche se qualche volta il Seveso e il Lambro si fanno sentire, vero progettista della Metropolitana 5?
Milano non sarà invasa da fuoco, le case non sono di legno come in centro a Londra.

Insomma, è più facile che Milano venga invasa da una mandria di pantegane che cancellata da una calamità naturale.

E invece, basta un sobbalzo sulla sedia per farti pensare diversamente. Nessuno è intoccabile. E sai bene che quello che hai sentito tu è un mignolo di quelli che l’hanno sentito davvero.
Ma questo già basta per farti capire che dal 6° piano di un palazzo pieno di gente non si uscirà mai vivi. Per restare talmente spaventata da continuare a tremare per tutto il giorno, scoprendo che sei tu che tremi, non il mondo. E fissare a ogni sospiro la palla appesa al soffitto dell’ufficio: se quella è ferma, il mondo è saldo.

Nel frattempo il mondo umano delira.

Il tuo Amministratore Delegato si mette a gridare:”Ecchessaràmmai, non mi sembra il caso di esagerare e uscire tutti!” e che subito dopo manda una mail del genere: “In conseguenza del terremoto vi preghiamo di controllare che gli scaffali accanto a voi non siamo sovraccarichi”. Come per dire, noi vi avevamo avvisato, se vi cadono in testa sono cazzi vostri.

Dall’altro lato della linea, c’è chi si indigna e pontifica che dovrebbero mandarci a casa. Ma tu a che piano abiti? Dovremmo stare a casa tutti i giorni? Un terremoto non si può prevedere. Che poi, tra metro, treno e altro, non so dove preferirei trovarmi durante una catastrofe. Ora, per strada tra palazzi di 7/8 piani non mi sento comunque sicura.

Su twitter è tutto un rt di allarmi, lanciati, ritirati, smentiti. Aiuta, manda aiuti, manda sms. Twitter è il lavatoio della coscienza sociale. Fai un retweet e senti di avere contribuito a salvare il mondo. Mi chiedo se tutti quelli che hanno fatto un tweet hanno anche mandato un sms al „45500”. A meno che tu non sia Fiorello con mille mila fan, chi ti credi di essere? E poi, quanti terremotati staranno su twitter dopo che la loro casa/azienda/vita è crollata? Sì, condividere le informazioni è importante, è utile. Ma lo si fa perché è gratis. Se noi pagassimo ogni tweet, ne sarebbero stati prodotti un decimo per il terremoto.

I TG ci sguazzano, dopo il primo quarto d’ora hanno già tirato fuori una serie di pezzi pre-confezionati, passepartout:
- il problema delle bellezze artistiche rovinate.A me ‘sta cosa detta a dieci minuti da una tragedia fa incazzare. Il patrimonio artistico va protetto PRIMA, non dopo. Quando la coperta è corta e si deve scegliere tra una casa, un’azienda o una chiesa, tra le priorità di una persona normale la chiesa dovrebbe venire dopo.
- il confronto con i terremoti dell’Aquila, dell’Irpinia e del Polesine. Già che ci siamo anche con l’eruzione dell’Etna del 1870 avanti Cristo. Immagini di repertorio di varia qualità in base all’anno in cui sono state girate.
- il parere dell’esperto, che ripete all’ossessione che i terremoti non sono prevedibili, ma il giornalista imperterrito gli chiede dove ci saranno le scosse di assestamento

Le aziende, le peggiori: compra questo e una parte sarà devoluta ai terremotati. Ogni occasione è buona per vendere. Ma vaffanculo. Se voglio fare una donazione, non passo certo attraverso una compagnia aerea, la faccio e basta. Vuoi fare una buona azione? Fai una donazione sottraendola ai tuoi utili passati, non futuri. E, per favore, non fare un comunicato stampa per vantartene. Sei peggio del tuo dipendente che twitta michiate.

Nel frattempo donerò qualcosa anche pagando la benzina. Per i prossimi 150 anni siamo apposto. I figli dei nostri figli pagheranno per questo terremoto. Potrebbero mettere le accise sull’acqua (visto che i consumi di pane sono in calo), sull’aria e sulla pipì che facciamo.

E poi parte il cancan delle spese inutili sostenute dallo Stato per la parata del 2 giugno. Siamo davvero incredibili. Con i social media il cancan è diventato esponenziale. Ci attacchiamo alle peggio stronzate. Ci focalizziamo sulla pagliuzza e non vogliamo vedere la trave. Abbiamo vissuto per anni (e viviamo ancora) in mezzo agli sprechi più assurdi e adesso tutti a prendersela con il 2 giugno. C’è un programma interessante su rai2, NUM3R1. Non è il telefilm americano Numb3rs, è un programma serio e benfatto che ci spiega i numeri della mafia, dell’evasione fiscale, della corruzione nel nostro Bel Paese, dei costi di infrastrutture inefficienti... come tutti i programmi intelligenti va in onda a un orario disumano. I numeri della parata del 2 giugno, sebbene non piccoli, sono noccioline in senso relativo.
E i soldi per bloccare l’operosa Milano e l’area Nord per l’arrivo del Papa? Ah, ma quello non si dice, nella operosa e cattolica Milano. Come ho detto su twitter, se tutti quelli che sono stati oggi a pulire le strade di Milano andassero a fare i volontari in Emilia, l’avrebbero già ricostruita.

16 commenti:

  1. come si fa a non essere d'accordo? tutto troppo vero

    RispondiElimina
  2. è fastidioso quando non si trova una singola cosa con cui non essere d'accordo, in un post. altrui. :-)

    RispondiElimina
  3. e te lo dico pure io che son d'accordo, anche se i commenti qui son piuttosto monotoni, eh.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che nei primi giorni, in cui si è parlato troppo, una parte di noi (me compresa) è rimasta zitta, e adesso abbiamo solo voglia di dire la nostra. Chi ha un'opinione diversa (che è sempre benvenuto) forse ha già parlato prima...

      Elimina
  4. Da emiliana che vive abbastanza vicino alle zone colpite (Ferrara) non posso che ringraziarti per questo post, condivido ogni singola parola e non avrei saputo dire meglio.
    Mi sento meno aliena a leggerti e a sapere che non sono la sola a pensarla così.

    RispondiElimina
  5. a ecco, credevo di essere io l'aliena che pensava ste cose :)
    cmq grazie, mi hai fatto conoscere mun3r1, ora mi guardo le puntate on demand.

    RispondiElimina
  6. Io non ho ritwittato nessuno ma ho mandato il messaggino al 45500 e ho invitato gli altri a farlo.
    Non vedo perché no. Ho pur sempre quasi duemila galline che mi seguono, non credo di essere un opinion leader di certo, quello che volevo fare era solo un promemoria a chi ancora non l'aveva fatto.
    Per il resto, la beneficienza rimane un affare privato, io la faccio da anni ma senza rompere i coglioni a nessuno.

    RispondiElimina
  7. E' cosí comodo starsene a guardare i cazzi propri e l'idea che i benesanti dovrebbero fare beneficenza "perché io non sono ricco" ci fa stare a posto con la coscienza! MP

    RispondiElimina
  8. mi inserisco nel trend dei commenti monotoni ma concordo appieno. vivendo lontana ed in un paese ad alto rischio sismico ma con ben diversa mentalita' sociale non ho potuto fare a meno di notare esattamente le stesse cose. Giustissimo fare beneficenza, giusto pure informare amici, parenti e anche followers su come fare, decisamente inutile e superfluo tutto il teatro della tragedia morbosa che purtroppo piace tanto ai dati auditel. Ovviamente non c'e' da stupirsi di chi cerca profitto da tutto cio'...

    RispondiElimina
  9. Visto che sono tutte d'accordo con te, io mi metterò a fare l'avvocato del diavolo:

    "Quando la coperta è corta e si deve scegliere tra una casa, un’azienda o una chiesa, tra le priorità di una persona normale la chiesa dovrebbe venire dopo."

    a parità di altre condizioni, tra una chiesa affrescata di seicento anni e un'azienda in calcestruzzo del 1998 che sceglieresti? Va bene che il cattolicesimo non ci rappresenta più ma l'arte che ha ispirato continua a valere, anche economicamente per chi lavora nel turismo e nell'arte.


    "Le aziende, le peggiori: compra questo e una parte sarà devoluta ai terremotati. Ogni occasione è buona per vendere. Ma vaffanculo. Se voglio fare una donazione, non passo certo attraverso una compagnia aerea, la faccio e basta. Vuoi fare una buona azione? Fai una donazione sottraendola ai tuoi utili passati, non futuri. E, per favore, non fare un comunicato stampa per vantartene. Sei peggio del tuo dipendente che twitta michiate."

    La beneficenza non è un semplice moto del cuore, va organizzata con regole e da persone che lo fanno di lavoro. Visto che siamo secolarizzati e delle istituzioni religiose c'è sempre meno da fidarsi, il testimone passa alle organizzazioni economiche, è il capitalismo. Non sono una fan del capitalismo ma per ora è la struttura che ci regge. Anche le organizzazioni noprofit hanno bisogno di pubblicità, anzi sono quelle che ne hanno più bisogno.

    "Aiuta, manda aiuti, manda sms. Twitter è il lavatoio della coscienza sociale. Fai un retweet e senti di avere contribuito a salvare il mondo."

    Non generalizzerei così tanto. Suppongo che esista gente che ha retwittato anche senza sentirsi gandhi.

    "C’è un programma interessante su rai2, NUM3R1. Non è il telefilm americano Numb3rs, è un programma serio e benfatto che ci spiega i numeri della mafia, dell’evasione fiscale, della corruzione nel nostro Bel Paese, dei costi di infrastrutture inefficienti... come tutti i programmi intelligenti va in onda a un orario disumano. "

    perchè invece di criticare il palinsesto non metti un link di questo programma o meglio ancora una tua sintesi di quello che spiega?

    RispondiElimina
  10. Ciao Violetta,

    lo sappiamo tutti che non ci sono soldi per ricostruire tutto. Non scelgo il calcestruzzo, scelgo qualcosa che dà da lavorare e da mangiare alle persone. Se avanzano i soldi per una chiesa, un museo, un teatro, ben venga. E non credere che considero la cultura secondaria in generale, come ho detto nel post, questi edifici vanno protetti prima. Una volta che sono crollati, il loro valore non sarà mai più recuperato (hai mai visto le chiese moderne, costruite negli anni '90?)

    hai ragione, ecco il link a Num3r1

    http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-cf312f83-e3aa-4f23-a478-fa3311d2cd08.html

    RispondiElimina
  11. Hey Oggi Mordo
    non ho scritto che non ci sono i soldi per ricostruire tutto.
    ho scritto che non è detto che un'azienda dia più da lavorare e mangiare di una chiesa, un teatro, un museo, così non è ovvio quali siano gli edifici da proteggere prima.

    (hai mai visto le chiese moderne, costruite negli anni '90?)

    si quelle fanno cacare, se non c'è dentro nessuno possono anche crollare per me :)

    grazie per il link

    RispondiElimina
  12. Io abito in Emilia e mi sento ancora ballare tutti i giorni dalla notte del 20 maggio scorso, sono stressata e intrattabile, ho paura di tutto anche delle cose più idiote e odio il mio stato ma non il mio paese, le persone comuni possono davvero cambiare le cose. Vorrei che almeno una volta nella storia si tornasse al "conviver retto cittadino", alla diffusione della verità di ciò che è successo, di ciò che accade e che accadrà in ogni parte d'Italia, in ogni settore o contesto, in ogni paesino seppur piccolo. E' un'utopia spero non si trasformi in distopia.

    RispondiElimina
  13. Ciao,
    ti ho scoperta oggi, e già ti adoro.
    Siccome io vivo in provincia di Modena, e insomma il terremoto qui lo sentiamo e lo vediamo bene, se posso ti suggerisco di seguire su twitter @PippoSolello.
    (Non lo conosco ma) sta facendo davvero un ottimo lavoro di coordinamento delle informazioni.
    E, insomma, non bisogna abbassare l'attenzione perchè qui nella Bassa se la passano DAVVERO male.
    Grazie!

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...