Stimolata da un commento nel post precedente, volevo segnalarvi un programma tv.
Me ne stupisco io stessa, di solito quando parlo di tv è per criticare ferocemente o per dileggiare qualcuno/qualcosa (infatti il blog si chiama vitadastronza, non volèmosebbene).
In questo caso mi sento di condividere con voi lo sgomento che mi assale ogni volta che vedo una puntata di Num3er1, in onda il martedì al pratico orario delle 23.25. Orario di Trenitalia, quindi variabile secondo necessità dei programmi precedenti.
Il format è costruito alternando due tipi di contenuti: servizi sul campo in uno stile “tipo” Report (scusate la terminologia poco ortodossa) e presentazioni dal vivo.
Nel secondo tipo di contenuto, il giornalista Marco Cobianchi, economista di Panorama, si presenta davanti al pubblico in uno studio virtuale, che diventa un immenso grafico a bolle, e ci racconta l’evoluzione negli ultimi 30 anni dei valori (economici) relativi al tema della puntata.
Ad esempio, se il tema è la corruzione, le bolle ci indicano la portata della corruzione nei diversi ambienti (sanità, politica, pubblica amministrazione…).
La bolla è tanto più grossa quanto più è grande il suo valore, si muove lungo l’asse temporale (in orizzontale) e in rapporto alle altre bolle (sull’asse verticale). In ogni momento si può capire cosa è cambiato nel tempo e come. Ma vale la pena vederlo.
Vi prego di non insultarmi per la visualizzazione, le mie capacità di htmllista sono limitate.
Si accettano consigli (in lingua compremsibile).
Tutto l’archivio è consultabile qui:
La prospettiva permette di vedere i valori al di fuori delle dichiarazioni del presente (quest’anno con la manovra X sono entrati X soldi dalla lotta all’evasione fiscale) e di paragonarla al passato.
Cosa si scopre? Che non importa l’importo totale, quello che si è recuperato dall’evasione fiscale, da sempre, è una nocciolina dell’evaso. Cose così.
Il giornalista è molto bravo, migliore di alcuni professori che ho avuto. E’ fluido nel discorso, se legge o se recita non si nota. La sua voce è ferma, forte dei numeri.
Io resto incollata davanti allo schermo, un po’ basita, un po’ schifata, ma soprattutto incazzata.
Perché i soldi di cui si parla sono sempre i nostri.
A mio avviso, il programma dovrebbe essere proiettato alle scuole medie e superiori. Perché la spiegazione è di una semplicità disarmante, comprensibile a qualsiasi età. In questo modo, quando il politico di turno proporrà la sua campagna elettorale facendo leva sui sentimenti “del popolo” (giuro che se sento ancora un politico dire “popolo” gli faccio mangiare un petardo acceso), scatenando campagne medianiche su temi che gli fanno comodo, saremmo già pronti a rispedire la demagogia al mittente.
Il fatto che i numeri non siamo commentati, ti lascia libero di farti dei film nella testa. Ma sono sempre film dell’orrore. I numeri sono lì, non si possono contestare. I numeri di questo Paese fanno paura.
E’ ora di incazzarci.