Dieci anni fa ero a casa del Cavaliere Impavido. Credo che
ricorderò esattamente quel momento per tutta la vita, frammento per frammento.
Eravamo seduti sul divano a guardare una puntata di Sabrina - Vita da Strega
(…!). Era la fine dell’estate, quella per me che segnava il passaggio dalle
superiori all’Università. Niente compiti, test d’ingresso già fatto, cazzeggio
totale.
A un certo punto, la puntata di Sabrina viene interrotta
dalla sigla di Studio Aperto. Ricordo di essermi stizzita, non potevano
interrompere il film di Pomeriggio Cinque che probabilmente stava andando in
onda sul canale a fianco?
Dopo un nanosecondo di sigla, compare il giornalista, credo
fosse Claudio Brachino, e alle sue spalle, un monitor gigante mostra due edifici
di cui uno in fiamme. Ammetto di non aver compreso subito che era la prima Torre.
E mentre stavo lì a bocca aperta, pensando a una bomba, le
notizie che venivano vomitate dall’Ansa, ho visto in diretta un’ombra passare e
la seconda torre che veniva colpita. Sono sobbalzata, la mano davanti alla
bocca. Omiodioomiodioomiodio.
Incollati davanti al televisore, mentre tutte le altre reti
piano piano si connettevano in diretta, senza capire bene quello che stava
succedendo, io e lui ci siamo seduti una in braccio all’altro, senza riuscire a dire una
parola.
Vedevamo i fazzoletti sventolare dalle finestre, la carta
che volava ovunque, il fumo. I dettagli delle persone che si stavano buttando
sarebbero arrivati solo molto dopo. Pensavo alle persone negli edifici, alla
paura, al panico, al dolore.
A un certo punto ho pensato a come facesse a stare in piedi
un edificio così alto dopo una botta del genere. Non sta in piedi, questa è la
risposta. Ho visto le torri crollare, ero sgomenta davanti all’orrore.
Sono tornata a casa alle 8 di sera, nessuno aveva acceso il
televisore, nessuno sapeva. C’era ancora chi non sapeva? Forse la maggior parte
del mondo. Nel frattempo è iniziato un rigurgito di informazioni che è seguito
nei giorni successivi, un moltiplicarsi in maniera esponenziale delle
angolazioni da cui i fatti sono stati ripresi.
Non importa da che parte si sta, quel giorno ci ha cambiato
la vita. Io sono cambiata. Non subito, ma a distanza di anni posso vedere come
guardo l’altro in un modo diverso, con sospetto. Io che sono lontanissima, che non ho vissuto la
guerra, che ho avuto una vita serena e senza grandi traumi, che non ero a
New York in quel momento.
Ancora oggi resto incollata davanti alle immagini quando
passano in tv, anche se non vado oltre, non cerco altre informazioni su
internet. Mi basta il ricordo della sensazione di freddo, di sgomento, di vuoto
di parole.
In quei momenti, di fronte alle immagini, io penso sempre
alle persone nelle torri e sugli aerei: nel frame prima sono vive, in quello
successivo no. Sì. No. Prima. Dopo.
La foto che ho scelto non è di quel giorno. Non ce la
faccio. Preferisco l’immagine di due fari che puntano dritti verso il futuro. A
me, se guardo indietro, fa ancora male.
Io ero ancora alle medie e stavo guardando anch'io Sabrina; ricordo perfino l'ultima scena prima dell'interruzione: lei insieme al suo gatto che pilotava un aereo (tragicamente umoristico, a pensarci). L'immagine che non riuscirò mai a cancellare dalla mente è quella delle persone che si buttavano giù dall'edificio... mi mozza il respiro provare a immedesimarmi i loro pensieri finché si buttavano, incerti se morire impattando al suolo o soffocando per il fumo.
RispondiEliminaChe riposino in pace!
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RispondiEliminaE' l'estate che precede l'ingresso alle medie, è settembre, l'11 a voler essere precise.
RispondiEliminaSiamo in macchina io, mio padre e la sua compagna.
La radio che canta e la mia allegria da bambina che sta per dire addio a questo appellativo.
La musica s'interrompe, sono infastidita.
Subito parole, parole di paura, ansia, angoscia, stupore.
Ora in macchina lo sgomento.
Probabilmente non mi rendo ben conto di quello che effettivamente è successo, ma intuisco che è qualcosa di grave. Terribilmente grave.
E poi lo vedo.
Aerei, su cui ho viaggiato così tante volte, su cui prenderò ancora posto altrettante e più volte.
Aerei che si comportano in modo insolito, effettivamente più simili a razzi che distruggono...esplodono.
E la morte, quella drammatica di persone che tentano di sfuggirle andandole incontro.
La morte di un esagerato numero di persone che svegliatasi quella mattina era andata a lavorare pensando di trascorrere un altro banale giorno.
L'ultimo.
Un pensiero vola da loro, l'altro verso coloro che li amavano.
Anche io guardavo sabrina...fu tremendo e lo è ancora!!!
RispondiEliminaAnch'io guardavo Sabrina, avevo quasi 16 e stavo per iniziare la prima liceo, felice di aver abbandonato il ginnasio. Ricordo la consapevolezza che le cose non sarebbero mai più state le stesse, il tentativo di sapere, approfondire, capirci qualcosa. Il desiderio fortissimo di essere ancora una bambina per non essere toccata tanto da quell'orrore...
RispondiEliminaGrazie a tutti/e per avere condiviso.
RispondiEliminaFa male, ma è bellissimo.