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venerdì 27 maggio 2011

Sembra Sesto San Giovanni, ma è Parigi

Et voilà, eccomi volata a Paris.
Prima che facciate partire i vostri insulti di invidia, siete pregati di leggere quanto segue.

Allego anche delle foto dimostrative, come testimonia la pessima qualità sono fatte da me medesima, se le avessi prese sul web sarebbero di sicuro migliori. Il fatto è che io vorrei tanto essere una di quelle che girano con la macchina fotografica al collo, ma tra valigia, borsa del pc, borsa personale e sciarpetta, ci manca solo quella per strozzarmi davvero!

Prima di tutto volevo dire che sono qui per lavoro. E che penso a questo post da lunedì, cioé da quando sono arrivata, ma nel frattempo sono successe molte cose, quindi il tono della mia conversazione sarà molto variabile, come le mie avventure nella Ville Lumière.

Lunedì
Sveglia alle 4.30 per prendere il primo volo da Linate. Non volevo fottermi la domenica sera, così mi sono fottuta tutta la notte. Temendo di non riuscire a sentire la sveglia (anche se ha il tono e il volume di una sirena antiatomica) non ho dormito del tutto. Voglia di fare colazione ai minimi storici.
Prendo la mia macchinetta e me la viaggio alla massima velocità consentita verso l'aeroporto. A Milano alle 5.30 c'è già traffico, questa città è impossibile.
Al parcheggio dell'aeroporto mi faccio anche riprendere dal gestore rumeno? sudamericano? cheneso? perché non ho prenotato via internet. Amico, scusami se non pensavo che il 23 maggio ci fosse la calca, e infatti non c'è.
In realtà non me ne sono ancora resa conto, ma ho fatto male i calcoli e sono in ritardo. Finisce che al check-in mi fanno passare davanti e all'imbarco sono già tutti sul pullman. Se non fosse rischiosa la sceglierei come strategia permanente: nessuna coda, mai. Unico problema: si può perdere il volo.
In più quei geni di Alitalia al check-in si sono inventati che non c'è più un check-in dedicato a un singolo volo specifico, ma tutti possono andare su tutti i terminali Alitalia. Ergo: coda infinita per tutti i voli che partono insieme.
Probabilità d'errore: 1000%, stiamo parlando di Alitalia, non di SwissAir...
 Sul bus che porta all'aereo mi guardo intorno e vedo le solite facce, dall'ultimo viaggio di lavoro a Parigi due anni fa non è cambiato molto: 90% uomini d'affari in completo blu/grigio, riconosci gli italiani dalle scarpe (decenti) e 9% donne d'affari sui 40-45 super tirate, super taccate super tailleurate e poi io. Con i miei stivaletti di pelle, legging neri, abitino frou frou e la borsa del pc più grande di me. Sono l'unica sotto i 30 anni, ne sono sicura.

Appena mi siedo sull'aereo, mi ricordo che io odio volare. Anche se il volo dura meno di un'ora, la sensazione di pericolo che mi accompagna non mi fa requiare un attimo. Scruto il mio vicino: business man sui 45 anni, non brutto ma neanche bello, non ha la fede ma la sua camicia ha colletto e polsi non rovinati ergo ha una compagna/mamma che gli compra i vestiti. E' evidente però che questa mattina si è vestito da solo: nessuna donna sana di mente abbinerebbe una camicia a righe con una cravatta a pois. POIS!
Da come si sporge per vedere dal mio finestrino, da come mi guarda, mi fa pensare che se il volo inizia a traballare mi prenderà la mano. Gesù, speriamo che non si metta a piangere o dovrò sopprimerlo.

L'aeroporto Charles de Gaulle è talmente grande che da quando atterri a quando scendi dall'aereo passano almeno 20 minuti, e nel tempo che ti fai il giro all'arrivo hanno già scaricato i bagagli. Ovviamente c'è solo il mio, tutti gli altri vanno e vengono in giornata oppure hanno una valigia talmente piccola che ci si possono mettere solo i fazzoletti. Io devo stare 5 giorni, significa almeno 4 paia di scarpe, figurati il resto...

Dall'aeroporto vado diretta in ufficio, diretta è una parola grossa: 1h30 di periferica (=tangenziale) in colonna in mezzo al traffico del mattino, per arrivare, appunto, nella Sesto San Giovanni di Parigi, talmente periferia che è un altro comune.

Tralascio la giornata lavorativa che è tutta un: ti presento X, Y e Z, nomi subito dimenticati.
Alle 6 prendo la mia bat-valigia e vado a scoprire l'hotel a 5 minuti dall'ufficio.

La camera è carina, sufficientemente spaziosa, e chi è stato a Parigi sa che questo è raro, ma per trecento, dico tresciento euri a notte, cioé l'equivalente di quello che normalmente spendo per una/due settimane di vacanza, non hanno un aiuscigacapelli decente?
Persino la spa scamuzza sottocasa in campagna ha il meglio del meglio, il parlux ionic 3000, ovviamente saldato al muro per evitare che qualcui tenti di rifarsi dei 38 euro dell'ingresso...però cazzarola che ci vuole a mettere un phon che asciughi?
Questa è la dimostrazione che gli architetti sono tutti uomini, anche quelli con la gonna. Gli stessi che montano gli specchi così lontani che per schiacciarmi i brufoli mi devo sedere nel lavandino. Che avvitano gli specchi quelli girevoli (a visione normale/ingrandita) talmente in alto che riesco solo a vedermi le radici dei capelli.
Sono qui per lavoro, ho diritto ad avere un aspetto decente cazzo.

In tutto ciò mi tocca pure una cosa che odio: mangiare da sola. Io oooodio. Mi sento una sfigata immensa. Non sono capace di leggere mentre mangio e finisce che mi faccio i cavoli dei tavoli a fianco.
Questa volta non posso perché sono russi. O ucraini, o uzbechi,insomma, una di quelle popolazioni lì.
In più l'aria condizionata mi soffia esattamente sulla testa, tenete nota del dettaglio per dopo.
Altra cosa che odio: quando i bicchieri puzzano di detersivo. Secondo me significa che non sono stati risciacquati bene. E qui puzzeranno tutti. Dannati franciuesi.
Martedì
Le colazioni francesi sono sempre la parte migliore del soggiorno, però non capisco perché le brioches o croissant hanno un nome francese quando è evidente che le migliori le facciamo noi. Le loro sono di un tipo solo, superburrose e friabili come il gesso. Finisce sempre che lascio un tappeto di briciole sul tavolo.
Caffè espresso manco a parlarne, sono già in astinenza. Mi accorgo che l'hotel è un formicaio di tennisti. Non è normale...una rapida ricerca su google mi conferma che siamo a meno di un km dallo stadio del Roland Garros, dove si gioca in questi giorni. Migliaia di wannabe Nadal sciamano dentro e fuori gli ascensori con borse immense. Ok, io gioco malissimo, ma ho una sola racchetta che normalmente porto senza borsa. Sarà il caso di fare tutta 'sta scena? Bah
Unica nota della giornata lavorativa: la mia postazione è esattamente sotto il getto dell'aria condizionata.
Pranzo da sola, cena per fortuna con un'amica francese e due suoi colleghi italiani. Non ci conosciamo bene ma il tema della serata sono le parolacce e i 50 modi di indicare l'organo sessuale maschile, a seconda della sua inclinazione. Sguardi taglienti dagli altri tavoli e gaie risate, con gli italiani ci si diverte di più, lo ha ammesso anche lei. Dal taxi vedo la Tour Eiffel, prima volta nella vita di giorno, ma non mi preoccupo, ho pianificato mercoledì e giovedì sera di fare tappe strategiche alla Torre e alle Galeries Lafayette, le due attrazioni principali a mio avviso.
Visto quello che succederà, questo è tutto quello che ho visto di Parigi:



Mercoledì
Verso le 14 la mia esposizione all'aria (in)condizionata(mente) comincia a farsi sentire e accuso dolori ossei, lascrimazione e nausea: in breve, ho la febbre. Alle 18 mi trascino come un fantasma fino all'hotel e svengo sul letto per 13 ore filate. Prima di svenire riesco a prendere un antinfiammatorio che prudentemente mi sono portata da casa.

Giovedì
Rinsavisco quel tanto che basta per fare colazione (dopotutto non mangiavo da mezzogiorno di ieri), inghiottire una pastiglia e decidere che sto passabilmente, quindi vado al lavoro e me la cavo egregiamente fino alle 16, quando l'effetto della medicina scompare, l'ho pure finita, ergo mi ritrascino in hotel, tanto, diciamocelo, non ho un cazzo da fare. Diritta a letto per altre 16 ore.

Venerdì (oggi)
Non sto per niente meglio, sono passata al Moment perché è l'unica cosa che ho, non ho ingerito liquidi per evitare di vomitare o peggio, questa mattina a colazione uno yoghurt e pane integrale, a pranzo (da sola, perché questi minchioni, sì minchioni, non mi hanno invitato una sola volta in 4 giorni!!!) una pizza e me ne vado all'aeroporto. Lo so, la pizza non è esattamente leggera, ma è molto più leggera della parte di cucina francese che riesco a tradurre dal menù.

Finisce qui il mio viaggio, sto postando dall'aeroporto più grande che abbia mai visto, Charles de Gaulles, dove se non becchi il terminal giusto ti perdi e troveranno il tuo cadavere tra due anni. In realtà metà dei ricercati del mondo vive qui, ma l'Interpol non lo sa.
Se ci sono ancora gli scanner per la febbre anti-aviaria sono fritta, non mi faranno partire e qui a Parigi sono paranoici con i controlli.

E non pensate che domani possa riprendermi, nossignori, matrimonio della cugina, atteso da mesi. Non so come farò a stare sui tacchi nè a ingoiare una sola portata del pranzo di nozze. E prevedono acqua....

1 commento:

  1. Carissima adorabile casinara italica....dovresti sapere che con i colpi di freddo si usa l Aconitum, lo trovi senza ricetta medica di un omeopata in ogni farmacia del pianeta, usalo alla diluizione 6CH oppure 5CH in granuli, ti consiglio la marca Unda oppure mal che vada Boiron, sono dei granuli di lattosio impregnati di Aconito, ti fai spiegare dal farmacista come si apre la confezione e poi ne prendi 2 granuli appena puoi, poi prosegui con altri 2 ogni 2-3 ore fin chè non passa (dovrebbero bastare due somministrazioni)

    Chi viaggia spesso dovrebbe avere in borsa sempre l Aconitum e l Arnica (questa per i traumi come le cadute o le storte, le coliche renali.....)

    Ma se tu trovassi un povero cristo qualunque che ti scatta una foto durante le tue avventure....mi piacerebbe vedere le tue fattezze, sono curioso.

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