Come nel 2005 sono state nominate, tramite un sondaggio via Internet, le nuove sette meraviglie del mondo, così dovrebbero individuare le dieci piaghe che affliggono il mondo moderno. Nella mia personalissima classifica, un posto sul podio è riservato ai ciclisti della domenica. Puntuali come le mestruazioni quando sei vestita di bianco, fastidiosi come i brufoli sulle pieghe delle chiappe, al primo spuntare del sole primaverile fioriscono come le primule sulle strade italiane.
E inizia così l'incubo degli automobilisti di campagna (cioé io), che il sabato mattina, l'unico momento a disposizione per fare quelle cose che durante la settimana non riesci, tipo andare alle Poste o in uffici aperti solo la mattina, sulle strade piene di curve e tornanti non possono sorpassarli e si ritrovano a passare le mezz'ore in colonna, con livelli di nervosismo crescenti fino a meditare il cliclistocidio. Perché i cretini si piazzano in mezzo alle corsie, solitamente in gruppi da venti, come piccoli greggi di pecoroni. Ogni tanto si accostano pure per parlarsi (che cazzo mai dovrai dirti, pedala e basta!).
E quando finalmente li sorpassi, devi farlo talmente velocemente che non puoi prenderti nemmeno la soddisfazione di abbassare il finestrino e insultarli. Però io sgaso, oh se sgaso, facendo uscire più fumo che posso dal tubo di scappamento. Tiè! E faccio un sacco di terzi diti, proprio tirando giù il finestrino e uscendo la mano.
Intendiamoci, io non ce l'ho con l'intera categoria, ma solo con quelli che durante l'inverno e in settimana non sanno neanche come si scriva la parola bicicletta, ma poi alla prima di giornata di bel tempo, taaaac! spolverano la loro tutina da deficiente ed escono di casa per incontrare i loro amichetti.
Primo, ti rendi conto di quanto sei ridocolo a sessan'tanni con quella guaina di nylon che ti farà restare appiccicato addosso il sudore facendoti puzzare come un maiale avvolto nelguano? Secondo, ti rendi conto che non c'hai il fisico per affrontare le strade di campagna, che non sei preparato? Giuro che ho visto in almeno un paio di occasioni vedere il ciclista dietro cui stavo da dieci minuti buoni arrivare di fronte a una delle tante salite, alzare gli occhi, fare una faccia sgomenta, girarsi e tornare da dove è venuto. Eh no caro! Adesso te la fai la salita, e se ti viene un infarto nel mentre, tanto meglio, uno in meno!
So di sputare nel piatto in cui mangio, perché mio padre, mio zio e tutta una combriccola di allegri cinquantenni si fanno tutte le domeniche in primavera la loro bella scampagnata in bicicletta. A loro difesa, posso solo dire che sono disposti a fare anche 150 km in auto per raggiungere dei parchi e delle piste ciclabili dove in teoria non danno fastidio a nessuno. Io stessa lo faccio. Io e i miei amici ci animiamo del fuoco sacro dello sport a obbiettivo. Cioé ci muoviamo solo se alla fine dello sforzo c'è un premio consistente: un gelato megagalattico, un pranzo in agriturismo... L'unica cosa che mi sento di non consigliare è avere come obbiettivo intermedio l'aperitivo: farsi il ritorno con più alcol che sangue in corpo non è per niente facile.
E per concludere, lo spot politically uncorrect che ha riassunto meglio di tutti il sentimenti degli automobilisti, che ricordo in Italia è stato sospeso in seguito alle proteste di non so quale associazione di ciclisti. Ma tu pensa dove viviamo, che se dovessero fermare tutti i dopati tra i professionisti, non ci sarebbe più niente da vedere...
ahahahahahahahahahahhahaha
RispondiEliminaIo ancora quando vedo quello spot ho le lacrime dal ridere.
RispondiEliminaBentornata Zitella!
RispondiElimina"uscendo la mano"?? l'italiano non è un optional, please.
RispondiEliminaanche "Giuro che ho visto in almeno un paio di occasioni vedere il ciclista dietro cui stavo" è abbastanza terribile, comunque.